domenica 13 gennaio 2019

Io ti conosco,
tu sei colei che sta ricurva,
io, il trapassato, ti sono soggetto.
Dove arde una parola, che testimoni per noi due?
Tu - tutta, tutta vera. Io, mera follia.
Paul Celan
dipinto: Anselm Kieffer - Für Paul Celan: Rutengänger
Anselm Kiefer ha dedicato alcune opere alla poetica di Celan, conferendogli una dimensione mitica. Quasi quarant’anni separano la poesia di Celan, marcatamente autobiografica, dalle visioni di Kiefer, che sembrano evocare un passato ormai remoto. La realta' indicibile, che gia' Celan riusciva a rappresentare solo attraverso immagini oniriche, nelle opere del pittore diventa leggenda, una «favola di tempi antichissimi». Una differenza fondamentale distingue tuttavia i due artisti: la posizione dell’uomo in rapporto al mondo che lo circonda. Nell’universo del poeta e' l’uomo il protagonista; il dolore e lo smarrimento dell’umanita' sono i suoi temi ricorrenti e anche se le immagini poetiche che crea sono irrazionali e fantastiche, il punto di riferimento resta l’uomo. E' vero che la morte e' un’ossessione costante nella sua opera, tuttavia occorre sottolineare che il poeta si confronta solo con l’aspetto terreno, fatto di dolore, separazione e disperazione: in Celan la morte e' priva di qualsiasi trascendenza. Kiefer invece traspone il dramma umano in una dimensione cosmica. Nella sua opera la nuda terra o il seme si sostituiscono alla vittima umana e al suo carnefice, mentre l’uomo e' quasi completamente assente L’individuo ha un ruolo secondario nella cosmologia dell’artista
da UnDo.Net

sabato 3 settembre 2016

È la meta del fuggitivo, l'orizzonte. Proprio perché è sempre oltre se stesso. È una meta priva del consistere, sempre dislocata oltre.
..........Il nostos della nostalgia è trasmutato in una ricerca consapevole di allontanarsi sempre dal punto di partenza.
Odisseo ritarda furtivamente il ritorno perché ha il presentimento che ritrovarsi a tu per tu con se stesso, e in un luogo da cui ci si è allontanati, comporterà una delusione certa. Il vero nostos di Ulisse non è Itaca, ma l'avventura, non l'approdo, ma l'affrontamento dell'estremo.
Antonio Prete - Trattato della lontananza
HIROSCHI SUGIMOTO  - 
CARIBBEAN SEA JAMAICA (1
980)

venerdì 2 settembre 2016

Sedevo al buio sotto al portico di casa tua.
Tutto mi era chiaro:
se tua moglie non voleva lasciarti andare
era la prova che non ti amava.
Se ti avesse amato
non avrebbe voluto che tu fossi felice?
Louise Glück - da West of your cities
ph. Phédia Mazuc
I soggetti fotografati da Phédia Mazuc sono spesso oggetti, paesaggi industriali, alberi. Le sue foto inseguono una visione che e' poetica ma anche di solitudine sociale accentuata dall' atmosfera irreale e da soggetti comuni. Nei suoi scatti e' spesso rappresentato l' isolamento che non esclude una visione sulla bellezza della vita.

lunedì 29 agosto 2016

".....Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
e perir dalla terra, e venir meno
ad ogni usata compagnia..."
Leopardi - Canto notturno di un pastore errante....
Emile Friant, La Douleur 1898
Ed e' il nero qui il vero protagonista a cui l' artista ha affidato la narrazzione di questo dolore. Un dolore indicibile, una disperazione come solo la morte di una persona cara puo' essere. Sembra di sentire i lamenti di questa donna, tratte nuta da braccia amorevoli che gli impediscono di gettarsi nella fossa. E poi, appunto, quel nero che inonda la tela e amplifica a dismisura la tragedia.

mercoledì 10 agosto 2016

L’anima è piena di stelle cadenti.
Victor Hugo
ph. Anselm Kieffer - Il cielo stellato sopra di noi la legge morale dentro 1969



martedì 27 ottobre 2015


...non si diventa vecchi vivendi semplicemente per molti anni, ma attraverso ciò che siamo diventati in quegli anni, attraverso ciò che riempie le nostre vite in quel momento, a anche per come ci siamo formati prima di iniziare a invecchiare.
Clarissa Pinkola Estés - La Danza delle Grandi Madri
dipinto: Franz Hals - Le reggenti di Hold Men's Atmshouse 1649




Nel ritratto delle reggenti Hals si pone quasi sullo stesso binario di Rembrandt. Le Reggenti sono qui apparizioni, anime che un sol fiato separa dall'incenerimento, in queste vecchie la vita è fragilissima e flebilissima. Eppure quanti sentimenti son o ancora impressi nelle fisionomie che stanno per congelarsi. Petulaze, ringhiosità, consapevolezze forse sagge forse inutili di una vita che comunque non insegna niente a nessuno. Qui la pittura già superba e tonale, impallidisce in un biancore sempre più riassorbito dal nero del paesaggio infrarosso e purgatoriale che accompagna lo sfondo
Flavio Caroli

lunedì 12 ottobre 2015



                                         
























                           Rembradt - Autoritratto ci capelli scompigliati 1628
Probabilmente Teeteto, nel dialogo platonico a lui intitolato, aveva la stessa età dei primi autoritratti di Rembrandt, quando diceva a Socrate: "Sono straordinariamente stupito della natura di tutto ciò [che mi circonda], tanto che, a volte, esaminandolo a fondo, mi vengono le vertigini" (155 C). La risposta di Socrate è che la filosofia ha origine dallo stupore, che verrà, proprio dalla filosofia, domato e trasformato in conoscenza vera.
Stupore è ciò che leggiamo negli occhi di Rembrandt, che sbucano dall'ombra della selva fittamente intricata di capelli rossicci dell'Autoritratto del 1628 (Amsterdam, Rijksmuseum). Il suo sguardo emerge dall'ombra verso di noi ed è già esso stesso una domanda.
Franco Rella - Negli occhi di Vencent, L'io nello specchio del mondo