venerdì 31 luglio 2015


Victor Koulbak - 1946
Koulbak, artista russo, introspettivo e misterioso calligrafo, poeta di rarefazioni e di reticenze, di un lirismo stremato che punta alla perfezione dell'inespresso e del silenzio.




giovedì 30 luglio 2015




                               



























                                                                                       Van Gogh - Sorrow 1882 - Matita, penna e inchiostro su carta

Sien, la donna ritratta nel disegno, posò per Vincent più volte. La rappresenta in questo disegno celebre, sola, in un paesaggio spoglio, nuda col capo chino e il ventre prominente a indicare l sua condizione, Sien aspetta un bambino, è infelice e disperata. Tutto di questa rappresentazione ci indica che è sola al mondo e senza le cure di cui avrebbe bisogno. E' la condizione in cui l'artista la trovò quando la conobbe. Nascondendone il volto, egli la trasforma da raffigurazione individuale in un immagine universale di sofferenza.
Con questo disegno Vincent intendeva risvegliare un sentimento di pietà nei confronti degli oppressi. Egli voleva che l'osservatore non giudicasse le donne come lei, ma provasse compassione per le loro difficoltà.
da George Roddam - Van Gogh come non lo hai mai visto




























In una lettera del 10 aprile 1882 al fratello Theo Vincent descrive il disegno così: " Essendo per te, che capisci queste cose, non ho esitato a essere un po' malinconico. Volevo dire qualcosa come " Ma il vuoto del cuore rimane, nulla potrà più colmarlo" In queste righe l'artista evoca il dolore per la perdita dell'innocenza e la sofferenza irrimediabilmente causata dal tradimento in amore. Sien e Vincent abitarono assieme per quasi due anni e si lasciarono poi malamente nel settembre del 1883. Molti anni più tardi Sien sposò un marinaio, nel tentativo di dare una famiglia rispettabile al figlio, ma rimase infelice e anch'ella si suicidò nel 1904, gettandosi nelle acque della Schelda

Van Gogh e Sien




































Nella lettera 192 Vincent così scrive a Theo a proposito del suo primo incontro con Sien:
"Lo scorso inverno ho incontrato una donna incinta, abbandonata dall'uomo di cui portava in grembo il figlio. Una donna incinta che camminava per le strade d'inverno--doveva guadagnarsi il pane, tu sai bene come. Ho preso questa donna come modella e ho lavorato con lei tutto l'inverno. Non potevo pagarle uno stipendio da modella, ma nondimeno le ho pagato l'affitto e fin qui, grazie a Dio, sono riuscito a salvare lei e la sua bambina dalla fame e dal freddo dividendo il mio pane con lei."







Vincent e Sien abiteranno assieme per quasi due anni. Il bimbo che porta in grembo, quando Vincent la conosce, sarà una gioia per l'artista che si affezionerà molto, quasi fosse suo. Si separeranno, poi, in modo piuttosto difficile. Più tardi Sien sposerà un marinaio nel tentativo di dare stabilità ai figli ma sarà sempre triste e nel 1904 si suiciderà anche lei. Sarà comunque una storia importante per Vincent, l'amore ha molte facce - Vincent Van Gogh - Madre col bambino, Sien -1882









martedì 28 luglio 2015

 " Quel quadro a più d'uno potrebbe far perdere la fede" Dostoevkij - L'Idiota




" Lo spettacolo di questo volto tumefatto, coperto di ferite sanguinanti è terribile. Così non avendo la forza di guardarlo più oltre, nella situazione in cui mi trovavo in quel momento, me ne andai in un altra sala. Ma mio marito sembrava distrutto. Si può trovare nell' Idiota un riflesso dell'impressione che il quadro fece su di lui. Quando tornai dopo una ventina di minuti era ancora là allo stesso posto, incatenato. Sul suo volto commosso era imnpressa quell'espressione di terrore che avevo già notato assai spesso all'inizio delle sue crisi di epilessia. Lo presi dolcemente per un braccio lo portai fuori dalla sala e lo feci sedere sulla panca, aspettandomi da un momento all'altro la crisi che per fortuna non ebbe luogo. Poco a poco si calmò, ma uscendo dal museo non insistette una seconda volta per vedere il quadro" -
Anna Griegorevna Dostoeskaja - diari dal viaggio dei Dostoevkij in Svizzera
dipinto -Hans Holbein il Giovane - Il Cristo morto nella tomba 1521

Questo è un Cristo che non risorge. Nessuno aveva mai mostrato in modo così evidente il disfacimento del corpo del redentore. Dostoevkij aveva visto il dipinto nel 1867 a Basilea ed era rimasto impressionato tanto da citarlo più volte nel suo romanzo - L' Idiota -. A uno dei personaggi farà dire " Quel quadro a più d'uno potrebbe far perdere la fede"

giovedì 23 luglio 2015


                                              Alberto Burri - Grande Gretto nero 1977
«Il Nero prima della luce è la sostanza dell'Universo, ciò che è sfuggito dal Mondo prima che il Mondo venisse al Mondo.» François Laruelle.
Questa enigmatica frase del pensatore francese ben si accorda allo stupendo Grande Gretto Nero del 1977 di Alberto Burri

Il grande Gretto nero. l'opera più monumentale eseguita da Burri in tutta la sua vita. Tutto nero. Quindici metri per cinque che sono un fronte alluvionale della materia e dell'oscuro, un pianeta lavico essicato in tempi lontanissimi, una valanga di magma galattico che minaccia di travolgerci in silenzio, un incontro ravvicinato con l'universo.
Qui ogni metafora naturalistica è inadeguata, nel Gretto c'è la musica romantica ma c'è sopratutto Bach, che tutto è forma pura, complessa, calcolatissima Forma.
F.Caroli
Alberto Burri nello scatto di Mimmo Jodice

mercoledì 22 luglio 2015


".....L'orizzonte sul mare segnala una lontananza che è sconfinamento. incontro del cielo e dell'acqua. Indefinito fatto linea...."
Antonio Prete - Trattato della lontananza pg. 33




ph. Hiroshi  Sugimoto - serie: Seascape
serie Seascapes - 1980. I suoi scatti minimalisti ai mari che incontra, odorano di cultura giapponese, e vengono realizzati con una vecchia macchina fotografica e con tempi di posa che lo impegnano per ore. Il risultato sono immagini eleganti e molto raffinate, dove traspare l'amore di Sugimoto per il vuoto- Scatti che suscitano equilibrio e attesa per qualcosa che  deve ancora accadere o il timore per ciò che già può essere avvenuto. Nell'osservare questi scatti ci si può perdere, la mente vaga e le domande che ci abitano dentro inevitabilmente si affacciano. Essere al cospetto del vuoto è sempre difficile,  lo si riempie di noi stessi e interrogarsi è inevitabile

ph. GIANNI BERENGO GARDIN - ATELIER MORANDI
.....come saranno le cose quando non le guardiamo? questa domanda, che mi sembra ogni giorno meno assurda, l’ho fatta molte volte da bambino, ma la facevo solo a me stesso, non a genitori o a insegnanti, perché immaginavo che essi avrebbero sorriso della mia ingenuità (o della mia stupidità, secondo un’opinione più radicale) e che mi avrebbero dato l’unica risposta che non mi poteva convincere: “le cose, quando non le guardiamo, sono uguali a quello che sembrano quando stiamo guardando”. ho sempre pensato che le cose, quando restavano da sole, fossero qualcos’altro. più tardi, quando ero ormai entrato in quel periodo dell’adolescenza che si caratterizza per la sprezzante arroganza con cui giudica l’infanzia da cui proviene, ho creduto d’avere la risposta definitiva all’inquietudine metafisica che aveva tormentato i miei primi anni: pensavo che regolando una macchina fotografica in modo che scattasse automaticamente in una casa in cui non ci fossero presenze umane, sarei riuscito a prendere le cose alla sprovvista e quindi a conoscere il loro aspetto reale. avevo dimenticato che le cose sono più furbe di quello che sembrano e non si lasciano ingannare con questa facilità: sanno molto bene che dentro ad ogni macchina fotografica c’è un occhio umano nascosto. e poi, anche se l’apparecchio, con l’astuzia, avesse potuto captare l’immagine frontale di una cosa, il suo altro lato rimarrebbe sempre fuori della portata del sistema ottico, meccanico, chimico o digitale della registrazione fotografica. quel lato occulto sul quale, all’ultimo momento, ironicamente, la cosa fotografata avrebbe fatto passare la sua faccia segreta, sorella gemella dell’oscurità. quando in una casa immersa nell’oscurità totale accendiamo una luce, l’oscurità scompare. allora ci chiediamo: dov’è andata?” e la risposta può essere soltanto una: “non è andata da nessuna parte. l’oscurità è semplicemente l’altro lato della luce, il suo volto segreto”. è un peccato che non me l’abbiano detto quando ero bambino. oggi saprei tutto sull’oscurità e la luce, sulla luce e l’oscurità.

Josè Saramago - L'altro lato -tratto dal volume Passaggi-dialoghi con il buio





























 Le fotografie di Gianni Berengo Gardin sono bellissime: tra le più belle che abbia mai visto. Riproducono con estrema fedeltà lo studio ricostruito: ma le trombettine, le caraffe, i fiori secchi, persino la polvere che un tempo erano intrise di colori, ora appaiono in bianco e nero. Tutto è cambiato. Rispetto ai quadri sembrano più intense, fisse e violente, come se il mondo di Morandi fosse stato pietrificato da una mano invisibile. Talvolta, sulla fotografia, appaiono fantasmi. - Pietro Citati












martedì 21 luglio 2015






























VILHEM HAMMERSCHOI
CHAMBRE ENSOLEILLES 1910
"Quando, da giovane, mi chiedevano: cosa c'è di più bello nella vita? E tutti rispondevano: "la fessa!", io solo rispondevo: "l'odore delle case dei vecchi". Ero condannato alla sensibilità!"
Jap Gambardella (Toni Servillo) - La grande bellezza -
Hammershoi, la sua pittura figurativa, molto liscia, che seduce per l'aspetto enigmatico, misterioso, e per la totale volontà di puntare su una gamma ridotta di colori.
Fra gli estimatori c’erano anche Diaghilev e Rilke. Il poeta nel 1905 descriveva il lavoro di Hammershøi «lungo e lento, ma in qualsiasi momento lo si colga esso mostrerà sempre ciò che è importante e essenziale nell’arte»..
Olio su tela
National Gallery

domenica 19 luglio 2015


EDGAR DEGAS 1876-1877
LE BALLERINE DI DEGAS

Degas dimostra scarso interesse per la natura e le feste lungo la Senna, preferendo il mondo della vita contemporanea, in particolare quello del teatro e delle sue ballerine, fermate sulla tela negli atteggiamenti più diversi: mentre provano, mentre danzano la sera della prima o nei momenti di riposo. Scene che il pittore riesce a cogliere magistralmente grazie alla sua padronanza del disegno e al taglio prospettico ardito.
La fresca spontaneità dei suoi quadri sottende in realtà un attento studio della forma e della struttura delle composizioni, come lo stesso Degas ammette: " ...quello che faccio è il risultato della riflessione e dello studio dei grandi maestri. Di ispirazione, spontaneità, temperamento...non so nulla"
Lucia Impelluso - Metropolitan






La scatola La scatola coi colori di Degas.
































Degas, lui così terribile come  uomo....misogino, antisemita, cinico, di pessima compagnia. Dirà di ritrarre le donne, riferito ai suoi molti dipinti di donne che si lavano, così come sono, nella loro "bestialità". Eppure sarà proprio lui ad accreditare Suzanne Valadon come artista tra gli artisti e anche a dare credito a Berthe Morisot, quando gli altri impressionisti nemmeno le prendevano in considerazione. L'animo umano e quello di un artista in particolare è pieno di ombre e di luce.- Maria Rosa

lunedì 13 luglio 2015


I dettagli nei dipinti di Vermeer
Cosa ci affascina dei dettagli? la loro arbitrarietà? Cosa ci commuove? Forse, l'oscurità da cui il nostro sguardo li salva, la luce da cui si dirama una potenzialità di mondi.
I dettagli aprono sentieri sconosciuti cammini traversi alla storia dell'arte.
Lo sguardo si aguzza, la mente si allena, impara a tagliare questo o quel particolare. 
Lo sguardo non riunisce ma scompone, libera i dettagli dal quadro. lascia che diventino un altro nell'artequadro.
La storia non viene raccontata, ma solo resa possibile
Antonella Anedda - I dettagli nei dipinti
dipinti: Vermeer
Donna che riceve una lettera 1666
Giovane donna con brocca - 1662
La lattaia - 1662



 Caravaggio - Canestra di frutta 1597
Una natura morta, quella di Caravaggio qui sotto, che non è ciò che sembra, è in realtà una grande rappresentazione di "vanitas" 

“Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagion dell’anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in stato di souffrance, qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce...."
Leopardi - Zibaldone - Il giardino della sofferenza

Caravaggio è il primo che intuisce la natura morta come opera in sé. E poche nature morte sono nell'insieme più vive di questa, in quanto la vita viene testimoniata in ogni segno di marcenza, di decrepitudine, di evoluzione organica, dagli acini dell'uva nera che sono già oltre la maturazione, a quelli bianchi che sono in parte strappati. dalla bacatura della pera e della mela alle foglie ormai secche.
Il Caravaggio era ancora un bell'ignoto, e si disputa se l'acquisto sia stato stato fatto dal cardinal Federico Berromeo a Roma quand'era in visita al cardinal Del Monte, oppure a Milano. - Si ipotizza anche che sia un regalo di Del Monte per il Borromeo - Ma non è rilevante. E' interessante il fatto che due cardinali al contempo avessero allora la capacità d'indovinare e apprezzare un'esordiente in procinto di cambiare il corso delle arti visive.
Quanto mi mancano i cardinali oggi!
Felippe Daverio

domenica 12 luglio 2015


Modigliani i ritratti a Jean Hebuterne 1917 / 1918
Delle numerose donne che erano entrate ed uscite nella vita dell’artista livornese, Jeanne fu l’ultima e la più importante, anche come modella della sua pittura essendo stata ritratta in una ventina di quadri e in innumerevoli disegni. Nata a Parigi il 16 aprile 1898, la giovane sembrava incarnare perfettamente l’ideale di bellezza femminile che Modì rappresentava nei suoi dipinti; con quei suoi capelli dai riflessi ramati, gli occhi di un azzurro chiarissimo e lievemente strabici, la carnagione talmente bianca da sembrare quasi diafana. Anche lei dipingeva con talento e grande sensibilità, celando un mondo interiore così intenso da farla apparire schiva e riservata.


giovedì 9 luglio 2015

Rembrandt - L'uomo dall'elmo d'oro 1650 circa - e l'uso del chiaroscuro

I lavori di Rembrandt grazie al sapiente uso del chiaroscuro gli hanno valso, a pieno titolo, l'appellativo di "maestro della luce e dell'ombra."
Nel corso della sua carriera, Rembrandt, ha utilizzato la tecnica del chiaroscuro per realizzare alcuni dei dipinti visivamente e psicologicamente più suggestivi nella storia dell'arte.
Grazie alla sua abilità nel manipolare luce e ombra ha raggiunto effetti che sono poi l'anima dei suoi lavori: intensità drammatica, ritmica armonia visiva e profondità psicologica.
Focalizzando il punto di luce su una figura centrale e mettendo in ombra gli elementi dello sfondo, Rembrandt e prima di lui Leonardo e Caravaggio, artisti molto studiati da Rembrandt, hanno usato la luce così come la si usa a teatro - un fascio diretto che focalizza l'attenzione su un solo elemento e rende la scena più drammatica.
Grazie alla manipolazione calcolata di luce e ombra ha creato sapientemente stati d'animo diversi ai suoi personaggi. I personaggi da lui ritratti, diventano così una poesia visiva fatti di ombre e di luce che si alternano a riflessi ricchi e lussureggianti

Davanti a questi ritratti si ha una forte sensazione che qualcosa di serio accada nella mente di questi personaggi, ma l'esatta natura dei loro pensieri e sentimenti è solo oscuramente percepibile.L'ombreggiatura espressiva in questi ritratti tende a convergere attorno agli occhi, guance, bocca, ecc, dando ai dipinti uno spazio e un senso di profondità psicologica.
Gli occhi, in particolare, sembrano particolarmente remoti e distaccati, creando l'idea che siano concentrati interiormente su qualche particolare idea o emozione.


mercoledì 8 luglio 2015


 Il nudo femminile nell'arte
Gli uomini guardano le donne. Le donne osservano se stesse essere guardate.
Ciò ha determinato per lungo tempo, e in parte anche ora, il grosso dei rapporti tra uomini e donne, ma anche il rapporto delle donne con se stesse.
Il sorvegliante che la donna ha dentro di se è maschio, il sorvegliato femmina. Così la donna viene trascinata ad essere trasformata in oggetto, e più precisamente in oggetto di visione: in veduta.




dipinto: Tiziano - Susanna e i vecchioni
Le donne sono state il soggetto principale di uno dei generi della pittura a olio europea: il nudo. Nei nudi pittorici le donne sono state viste e giudicate come vedute grazie alla rappresentazione di scene bibliche o mitologiche messe in opera come pretesto per introdurre immagini fortemente allusive e cariche di voyeurismo.
La cosa principale nella rappresentazione pittorica di questo tipo era che la donna fosse chiaramente consapevole di essere vista. E così si raffigura la fascinosa Betsabea o la casta Susanna che, nude, lanciano sguardi fuori dal dipinto e aprono un colloquio diretto con l'osservatore: " Ella non è nuda in quanto lo è. Ella è nuda in quanto l'osservatore la vede tale" -Jhon Berger - 

Nella rappresentazione di Susanna al bagno di Tiziano, l'artista crea ancor maggiore intimità e complicità tramite l'espediente dello specchio in cui Susanna si rimira. Lo spettatore è portato a unirsi ai vecchioni per ammirare la nudità della bella, ma anche a Susanna stessa che appunto, tramite l'espediente dello specchio, rimirandosi a sua volta, si è unita ai propri spettatori. Il sorvegliato e il sorvegliante femminile si sono uniti.